Il criterio del valore di mercato di un bene è utilizzato in numerose norme di legge e pricipi contabili. Basti pensare solo alla normativa sui prezzi delle transazioni intragruppo, meglio conosciuta come "transfer pricing", oppure lo IAS 16 che parla di "fair value" riferendosi ad esso come il corrispettivo al quale deve essere scambiata una attività od estinta una passività "in libera transazione tra parti consapevoli e disponibili".
Tuttavia, nella pratica gestionale e contabile corrente, le cose non sono cosí chiare come sembrano. In realtá esistono due concetti diversi di valore di mercato:
- il valore di realizzo,
- il costo di sostituzione.
Il valore di realizzo sembrerebbe piú avvicinarsi alla definizione di prezzo di mercato, in quanto è quello che si puó ricavare ora dalla vendita di un bene. Il costo di sostituzione sembrerebbe invece qualcosa di completamente diverso, tanto che ci si potrebbe chiedere perchè debba entrare in considerazione nella determinazione del prezzo di mercato.
Le risposte a tale domanda sono prudenza e convenienza.
Da un punto di vista prudenziale possiamo considerare il valore di mercato come il minore tra il valore di realizzo e il costo di sostituzione, ma anche quando non si possa fare accenno alla prudenza è spesso piú facile determinare il costo di sostituzione (basta ottenere un'offerta di vendita da un fornitore) e dimostrare che esso è inferiore al valore di realizzo, che determinare un valore di realizzo esatto o almeno approssimativo. Basti pensare al caso delle scorte di magazzino, il costo di sostituzione viene comunemente accettato come fosse il valore di mercato. Oppure alle polizze di assicurazione sui beni hardware contro i rischi di rottura, il valore assicurato è il costo di sostituzione e non il valore di mercato del bene.
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