mercoledì 4 gennaio 2017

QUALI OBIETTIVI PER LA CONTABILITÀ DIREZIONALE



Già dagli anni '90 del secolo scorso si sono delineate due scuole di pensiero circa l'uso delle informazioni contabili in azienda: da una parte chi considera che la contabilità deve aiutare solo a mantenere la produzione a un livello tale che consenta di assorbire tutti i costi  e, di conseguenza, si pone il problema di persuadere i clienti a comprare a prezzi sufficentemente alti per garantire un alto tasso di rendimento del capitale; dall'altra chi pensa che le informazioni contabili debbano aiutare soprattutto la capacità di reagire prontamente ai cambiamenti e ad essere flessibili per quanto riguarda la soddisfazione del cliente, le eliminazioni dei ritardi e degli eccessi di produzione.
Alla base di questi due comportamenti stanno diverse concezioni della contabilità direzionale.
Per il primo è importante la centralizzazione delle informazioni e delle decisioni, che poi vengono inviate a cascata ai vari settori e lavoratori per l'esecuzione (top-down).  
Per l'altro diviene fondamentale il parere dei clienti e dei lavoratori a partire dal livello piú basso, delegando a questi ultimi il potere di risolvere i problemi e migiorare costantemente i processi. Questo, innanzitutto presuppone investimento in formazione di base, e un processo di delega a partire dal basso (empowerment) che puó far risparmiare notevolmente sia in ricerca e sviluppo, che per l'abbassamento dell'incidenza degli sprechi produttivi (sovralavorazioni, rilavorazioni, movimentazioni inutili, disallineamenti tra fasi, surplus di giacenze o rotture di stock, ecc.).
Torneremo sull'argomento.

Nessun commento:

Posta un commento