martedì 3 gennaio 2017

LE ASPETTATIVE DELL'AZIENDA

Nel 2016, per i dati che abbiamo a disposizione, le variazioni delll'occupazione si presentano altalenanti, ma sempre all'interno di range minimi, e il tasso generale di disoccupazione su base annua diminuisce solo di uno 0,1% (dati ISTAT ottobre 2016).
Dopo un primo periodo di boom delle assunzioni e stabilizzazioni a tempo indeterminato, dovute agli incentivi della Legge di Stabilità 2015, ora assisitiamo ad un'inversione nella tendenza delle assunzioni del lavoro dipendente. Con la limitazione degli incentivi è chiaro che la bolla occupazionale si va sgonfiando e il tasso di dicoccupazione, che nel II trimestre 2016 era calato dell'1% netto rispetto allo stesso periodo del 2015, nel III trimestre è risalito dello 0,2% rispetto al III trimestre 2015 (link ISTAT qui sotto).
L'elemento fondamentale per l'occupazione (e la produzione) è l'aspettativa. L'aspettativa delle imprese circa l'importo che i consumatori saranno disposti a pagare quando esse saranno pronte a fornirli, e, a maggior ragione, se il periodo di tempo fra l'acquisto di merci da trasformare e il prodotto finito da immettere sul mercato é lungo (come nella produzione di macchinari), l'aspettativa deve essere piú forte.
Se l'aspettativa delle imprese non è buona (a dicembre 2016 la fiducia delle imprese è diminuita a 100,3 da 101,4) e il risparmio aumenta (l'indice di propensione al risparmio continua a salire, e dal 2012 è cresciuto di 2 punti sul PIL, passando dal 17% al 19%), l'occupazione ne risente in maniera pesante.
L'aspettativa delle aziende (dell'imprenditore) è determinata dalla propensione al consumo delle famiglie, che a sua volta aumenta se la disponibilità di denaro da spendere e la stabilità del reddito sopravanza il sentiment di dubbio e insicurezza per il futuro che provoca l'aumento della quota marginale di reddito indirizzata al risparmio.
L'intreccio di alta disoccupazione, alti livelli di precarietá del lavoro, alto risparmio (e bassa natalitá) puó provocare una stagnazione di lunga durata, che puó essere combattuta solo aumentando notevolmente il tasso di investimento produttivo e riportando l'investimento finanziario e la relativa rendita a livelli meno remunerativi di questo.


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